Inner Vitriol “Live In Moscow” DVD release party // Alchemica Music Club (Bologna)

Il servizio fotografico della serata è stato realizzato da Arianna Govoni (Facebook | Instagram).

Il 2023 è certamente un anno importante per gli Inner Vitriol: dopo cinque anni di silenzio, la creatura progressive metal di Michele Panepinto (Gli Atroci) e Francesco Lombardo torna più affamata che mai, con una formazione mantenutasi stabile in questo lungo lasso di tempo e con un forte desiderio di rinascita che parte proprio dal cambio dello storico monicker.

La band, infatti, ha cambiato il proprio nome aggiungendo un “inner” ad esso, simbolo di un intenso risveglio interiore che, molto probabilmente, verrà spiegato maggiormente nel nuovo disco, in fase di lavorazione. In attesa di snocciolare altre grosse e gustose novità, la band si appresta ad “affamare” il proprio pubblico con la presentazione del suo primo dvd, “Live In Moscow“: presentata in anteprima assoluta all’Alchemica Music Club di Bologna, dimora di 3/4 degli stessi componenti, questa opera ben confezionata ci presenta integralmente il concerto che il quartetto emiliano ha tenuto nella capitale russa a settembre 2018, in una delle date in supporto ai Sons Of Apollo.

Per l’occasione, MetalVibe è stato chiamato ufficialmente in veste di media partner dell’evento. Questa l’intervista esclusiva che abbiamo condotto in esclusiva per voi.

La nostra intervista:

Ciao ragazzi, ben ritrovati! Oggi si gioca in casa, infatti presenterete qui ad Alchemica Music Club il vostro primo DVD “Live In Moscow”. E’ stato registrato in occasione del concerto tenutosi nella capitale russa nel settembre del 2018. La domanda viene spontanea: perché registrare il primo DVD all’estero e non a casa, per esempio? Cosa vi ha spinti, inoltre, a pubblicare già un DVD con un solo album all’attivo alle spalle?

Michele Panepinto: Innanzitutto, grazie di essere qui! Devo dire che l’idea è nata dopo un po’ che la data era uscita, la data era bella interessante perché siamo stati in supporto ai Sons of Apollo, quindi abbiamo pensato: “Sarà un bel palco”, perché il locale era veramente gigante e “Sarà una bella esperienza”, perché siamo all’estero e abbiamo deciso: “perché non proviamo a riprendere tutto, sia la parte visiva che quella audio?” e poi cercare di capire che cosa farne. Comunque avevamo già l’idea di fare un DVD, quindi siamo partiti “preparati”, poiché non ci ritenevamo totalmente impreparati…

Michele Di Lauro: Beh, ma non eravamo nemmeno totalmente preparati! (risate)

Michele Panepinto: Detto ciò, devo dire che abbiamo un bel ricordo perché per la prima volta ho incontrato Portnoy e siamo stati lì insieme, quindi anche il contorno è stato fantastico… Magari di questo ne parleremo anche fuori dal locale, ma anche lì, conoscendoci, è andato tutto molto, molto bene! Abbiamo tolto alcune parti, anche se inizialmente volevamo fare un DVD dove includere delle parti dove, oltre all’esibizione, avremmo incluso anche degli extra… ed invece, no. Abbiamo suonato e basta! L’idea, quindi, è stata questa, ovvero di realizzarlo all’estero e ci è rimasto questo ricordo!

Quindi non ci sono contenuti extra!

Michele Panepinto & Michele Di Lauro: No.

Francesco Lombardo: No, perché non li abbiamo potuti mettere!

Michele Panepinto: Non c’era nessun contenuto visibile. Non parliamo nemmeno di materiale vietato ai 18 anni, ma vietato a tutti! (risate).

Francesco Lombardo: A parte gli scherzi, per gli extra, avevamo realizzato qualcosina, ma in realtà si è trattato di più di qualcosa che abbiamo tenuto per noi, a livello goliardico. Alla fine, per un’uscita ufficiale,

Michele Di Lauro: Ma tu ci vedi, noi quattro, a tirare una quantità di parolacce in giro per Mosca?

Conoscendovi, SI!

Francesco Lombardo: C’è da dire, però, una cosa! Alla fine sapevamo che era data bella, importante, facevamo questa apertura in un locale bellissimo, quindi abbiamo pensato di cristallizzare questo ricordo. Abbiamo fatto una cosa di cui io sono orgogliosissimo, abbiamo fissato praticamente una settimana veramente fica! A parte quella data, ne abbiamo avuta un’altra in un’altra città in Russia, in un locale un po’ piccolino come questo (Alchemica, ndr), con gente un pochino più tenace, della provincia, perché Mosca, comunque, è una città europea, se volete ne parliamo comunque!

Michele Di Lauro: Era, comunque, anche il mio debutto con la band, quindi non la vuoi cristallizare questa cosa?

Francesco Lombardo: L’ultima cosa era legata all’avviare il progetto, perché lo avevamo messo in standby per qualche anno, per tante cose l’Alchemica un pochino centrava, nella complessità della gestione, però, appunto, è stata un’ottima occasione per ripartire su un palco bello, in apertura ad una band fica, quindi ci siamo detti: “Perché non provarci?”.   

Solitamente ci sono sempre delle difficoltà nella realizzazione di un DVD. Voi ne avete riscontrate qualcuna?

Francesco Lombardo: Beh, ci abbiamo messo cinque anni a farlo! (risate)

Michele Di Lauro: Beh, diciamo che la time schedule parla da sola! Le riprese le ha fatte un ragazzo russo, un videomaker russo indipendente che ha trovato Francesco su Instagram, che è stato super disponibile a darci una mano. È stato con noi a svaporare la vodka che ci offriva mentre ci passavamo i file video. C’è stato, quindi, questo ragazzo, Morsus Production, veramente fortissimo, che con un prezzario accettabile si è prestato a fare questa cosa, quindi per quel che riguarda la parte video non abbiamo avuto problemi, se non la nostra scarsità nel montarli, che ha richiesto del tempo.

Francesco Lombardo: Abbiamo avvisato in anticipo di farci dare le tracce.

MIchele Di Lauro: Il locale, ovviamente, era super attrezzato, gigante…

Michele Panepinto: Il nostro fonico è stato fortissimo, era il chitarrista degli Arkona, quindi si ricordava dei ragazzi dell’Alchemica… abbiamo avuto lui come fonico, ci abbiamo messo un po’ di tempo nel pomeriggio, ci hanno fatto trovare tutta la strumentazione richiesta, perché noi avevamo fatto dei suoni su determinate testate, ci hanno fatto trovare tutto come da scheda tecnica. Sotto questo punto di vista, almeno, è stato molto, molto figo, lavorativamente parlando… Abbiamo trovato un nostro equilibrio, ci sono state anche delle problematiche di comunicazione dopo per dei ritardi, perché dovevamo rimandare i file e non siamo riusciti a rimandarli tutti e via discorrendo, ma ce l’abbiamo fatta! Naturalmente il ritardo è dovuto anche alla pandemia, che è arrivata subito dopo… Noi, infatti, avevamo pensato: “Dai, ripartiamo!” e invece… è arrivata la pandemia! “Dai facciamo…”, è arrivata la guerra in Russia! Alla fine la Russia è rimasta lì come un bel ricordo di Mosca, rispetto a come è vista adesso… però è un ricordo, sapendo che magari non ci possiamo più tornare…

Come mai, in un periodo storico come questo, avete ugualmente deciso far uscire un dvd live girato in Russia? Non avete timore di essere giudicati erroneamente in malo modo?

Michele Panepinto: Guarda, essere giudicati erroneamente no, anzi, devo dire che il nostro messaggio è proprio quello di far vedere, comunque, che la musica è una cosa che unisce sempre. Vogliamo proprio dare il messaggio che Mosca, come tutte le capitali europee, è una città fatta da giovani, da gente che non ha intenzione di promuovere la guerra, quindi, secondo me, c’è un messaggio fico nel far vedere che esiste anche questo lato di quella società. Io, poi, non sono né un esperto di geopolitica, né un primo ministro nel dire cosa è giusto e cosa è sbagliato, sicuramente dal mio punto di vista la guerra è una cosa che fa schifo.

Francesco Lombardo: Secondo me non bisogna confondere certi discorsi politici, tenuti da una elite di persone che hanno degli interessi, ma non centra chiaramente nulla con una classe politica che, in questo momento, sta facendo degli interessi diversi e lontanissimi da quello che può essere un pensiero fondato sull’altro, su cose che, in realtà, a questi livelli non rappresenta il problema. Tutta la politica mondiale ragiona, comunque, con questi criteri…

Michele Di Lauro: E questo l’abbiamo visto a Mosca e anche di più a Bolkhov, nelle campagne russe. Bolkhov, in realtà, è una città che ha 200 mila abitanti che per la Russia è un paese, per come funziona la Russia e i ragazzi che erano lì, in quella sorta di Alchemica di questa città di provincia non facevano parte della Russia che tu puoi immaginarti. Loro andavano lì e volevano sentire la musica metal, perché avevano solo quello, fondamentalmente, quindi la loro corrispettiva Alchemica non aveva il pavimento, molte strade non erano asfaltate.

Michele Panepinto: E’ stata una bella esperienza anche lì!

Gabri tu vuoi aggiungere qualcosa?

Gabriele Gozzi: Beh, hanno già detto tutto loro!

Allora ti faccio una domanda più mirata: essendo tu un cantante ed avendo tu una sinergia più diretta con il pubblico, che tipo di differenze hai trovato nel pubblico russo, che di solito viene definito più freddo, più europeo rispetto a quello italiano?

Gabriele Gozzi: No, devo dire che da quel punto di vista è stato molto più facile, perché come diceva prima Di Lauro, non hanno molto altro. In tutto l’est Europa c’è voglia di divertimento, vogliono proprio sentire la musica, non gliene frega neanche più di tanto il genere, è musica che fa scapocciare, loro partono in quarta bevendo un sacco di vodka. Semplicemente partecipano, non si pongono il problema, perché a loro piace il metal, l’Est Europa non si può definire un mercato florido, perché non hanno molte disponibilità, si basano di più sull’interazione con il pubblico ed in risposta è sempre un piacere ed un onore suonare con loro, perché ti fanno sentire a casa, sul palco… Appena sali, parte il boato, a prescindere che si tratti di una band grossa o piccola, a loro importa poco!

Una cosa interessante è certamente legata al vostro nome. Fino a qualche mese fa, tutti vi conoscevamo come “Vitriol” (da non confondere con l’omonima band statunitense). Inner Vitriol, da quel che ho capito, deriva perlopiù da un cambiamento interiore della band, tant’è che voi stessi avete dichiarato: “Bisogna morire per poter rinascere”. Potreste spiegarci che cosa, nello specifico, vi ha portati a questo cambiamento?

Michele Panepinto: Beh, la prima volta che ho deciso, insieme a Francesco di mettere in piedi i Vitriol, Di Lauro andava ancora alle scuole elementari.

(tutti ridono)

Francesco Lombardo: In realtà ci sono delle motivazioni un pochino più introspettive ed altre un po’ più pratiche. Partiamo da quest’ultime: le hai citate anche tu ed, in effetti, nel corso del tempo in cui ce la siamo presa un po’ comoda, effettivamente un’altra band americana che fa tutt’altro genere sono stati presi dalla Century Media e non volevamo scontrarci su Internet. Alla fine eravamo proprio in un momento dove stavamo riattivando il progetto, quindi abbiamo pensato a questa idea pratica di conservare il nome “Vitriol”, dal momento in cui non lo volevamo perdere, fa parte della nostra identità… Volevamo integrarlo con un’altra parola, ci abbiamo impiegato sei mesi per cercarla pensando che fosse un’ottima soluzione, che avrebbe rappresentato tutto il riavvio del progetto. Sapete, Vitriol è l’acronimo di un motto alchemico, che potete vedere lì su (lo stesso motto è stato dipinto sulle pareti di Alchemica Music Club, ndr). Uno dei processi alla base di questo motto alchemico è la morte per rinascere, quindi sostanzialmente ci è piaciuto mantenerlo come tema ed il fatto di cambiare nome non ci ha destabilizzati troppo. L’abbiamo visto proprio come una ripartenza post covid con dei progetti in uscita, poiché adesso – e lo vedrete anche al nostro merch – abbiamo fatto il remaster del nostro album, parliamo del DVD ma questi sono soltanto alcuni piccoli passetti di diverse cose che, in realtà, abbiamo già pronte! Non è che in questi anni non abbiamo lavorato, è che praticamente non abbiamo ancora concretizzato e, tutto sommato, questo è uno di quei passettini che porterà, comunque, all’album nuovo, in parte è già registrato!

Scusa se ti interrompo, Francesco. A tal proposito, prima volevo proprio chiederti se vi fosse qualche collegamento con Charles Bukowski…

Francesco Lombardo: In realtà no! Sostanzialmente il concetto legato alla morte e alla rinascita affonda le radici molto lontane… Tra l’altro, mi piace molto Bukowski, sicuramente qualcosa avrà ripreso, però tutto sommato tieni presente che lo stesso simbolo della fenice antica, che risorge dalle ceneri, è uno dei temi più utilizzati, quindi sono certo che anche Bukowski si sia rifatto ad un storico, diciamo. Il nostro taglio, comunque, è quello di strizzare l’occhio, andare un po’ a trovare quei temi legati all’alchimia, la frase, quindi, è uscita fuori dopo aver fatto dei link mentali con il tema dell’alchimia e non quello della letteratura. 

La band, inoltre, è mutata anche nel corso degli anni. Ad eccezione di Michele Panepinto e Francesco Lombardo, che sono gli unici due membri originali, la band ha visto un susseguirsi di nuovi elementi fino a giungere a questo nuovo nucleo composto anche da Gabriele Gozzi alla voce e Michele Di Lauro alla chitarra.  Già da un po’ questa lineup è rodata, pensate quindi di aver trovato un equilibrio e una maggior stabilità?

Michele Di Lauro: Beh, la gente che vedi qui intorno a me mi ha insegnato a suonare, lo dico proprio in maniera secca e diretta! Tu hai parlato di “trovare un’alchimia”, beh, tutte le persone qui presenti lo vedono con i loro stessi occhi che tra noi, come persone, c’è una grande alchimia! Siamo soci, viviamo e lavoriamo insieme, è più di un matrimonio. A livello musicale, per me, è stata una grande sfida, perché sono entrato in un contesto che aveva già un linguaggio molto formato, quindi si è dovuto prendere un po’ delle misure.

Francesco Lombardo: Una volta la formazione era a sei, quindi ci sono stati diversi cambi… Nel corso del tempo ci siamo resi conto che, effettivamente, anche qui c’era un lato pratico un pochino più nascosto. Da questo punto di vista, per la mia passione e non per la mia professione, sicuramente quattro persone che suonano bene al massimo delle loro possibilità suonano paradossalmente meglio di sei: o sei ultra preciso, o live vai a fare un casino mostruoso; in effetti, quelle volte che ci è capitato di suonare a formazione ridotta, sinceramente, ascoltando sia sul palco che riascoltando naturalmente in video, ci siamo resi conto che era una cosa che già funzionava. Il compromesso che abbiamo dovuto accettare è perderci un pochino le tastiere per strada e metterle nelle backing track, ma tutto sommato questo concetto è molto diffuso, è ormai comune alle band del nostro tipo per tanti motivi. Alla fine non è stato una gran roba troppo sofferta, perché ce le ritroviamo comunque live all’occorrenza. Abbiamo poi avuto gli ingressi di Michele e Gabriele ed essendo sia io che Michele Panepinto gli unici membri originali della band, non potevamo avere più fortuna di così!

Michele Panepinto: Beh, la nostra lineup è sempre stata sofferta, perché io e Francesco veniamo da un paesino dove non c’è nulla! Nessuna attività sportiva, nessun circolo… niente! Immaginate, quindi, un posto dove non c’è niente, ecco, ci siamo nati noi! Per noi, quindi, è stato anche difficile trovare i membri, il cantante lo trovai io, perché era un mio collega di università, il tastierista era un nostro vecchio amico che faceva parte di una cover band dei Dream Theater e si era trasferito a Roma, quindi quando abbiamo registrato il nostro primo EP, le parti di batteria ricordo di averle registrate nel 2003 ed il lavoro è uscito nel 2009, perché sono in tanti a registrare le tastiere nei condomini a Roma! C’è sempre stata una problematica, però fortunatamente avendo un nucleo vicino, in quanto Gabri vive ad un centinaio di km di distanza, è tutto un po’ più facile!

Francesco Lombardo: Diciamo che, appunto, tutti quanti noi abbiamo la nostra alchimia ed in particolar modo con Gabri ci siamo sempre sentiti benissimo! Lo conoscete, lo avrete già ascoltato un po’ tutti, quindi sapete anche che top player abbiamo qui con noi! Al momento, quindi, la formazione è molto stabile, c’è una bella alchimia. Siamo fortunati!  

Sempre in merito a questo cambiamento, avete ripubblicato il vostro album “Into The Silence I Sink”, in versione rimasterizzata, con un booklet nuovo, la nuova formazione, appunto. I brani hanno mantenuto circa la stessa lunghezza della versione primaria, l’unica modifica sostanziale risiede nella formazione. E’ stato difficile rielaborare questi brani o, al contrario, pensate di aver dato loro nuova luce proprio grazie anche alla partecipazione di Gabriele e Michele DL?

Francesco Lombardo: Il mastering ed il mix originale, che in gran parte abbiamo curato personalmente, hanno comunque questo modo di suonare. Io non sono un grande amante delle produzioni alla moda, tutto sommato se uno vuole un album che suoni un pochino con lo stampino, conosci gli studi in cui andare. Ti faccio un esempio: uno degli album che mi piacciono di più in termini di mastering è dei Pain Of Salvation e si chiama “Remedy Lane”, la prima volta che l’ho ascoltato ed ero un ragazzino ne rimasi colpito dal mastering perché sembrava così povero, se confrontato con un album dei Dream Theater non aveva praticamente rivali, poiché suonava molto scarico… Eppure, ascolto dopo ascolto, mi sono reso conto che un mastering un po’ più particolare di un album gli conferisce una certa personalità che non è più riproducibile! Stiamo parlando forse di un discorso un po’ più indirizzato agli addetti ai lavori, lo stesso “Californication” dei Red Hot Chili Peppers ha un mastering molto originale e tutto suo che, appena lo metti, lo riconosci subito. Sono sempre stato un amante di questo, per cui non si tratta del fatto di non essere soddisfattissimi del mastering vecchio, però chiaramente dopo tanti anni qualcosina da correggere o da sistemare c’era. Sono sempre dell’opinione che un’opera d’arte – senza esagerare – la si ritenga proprio finita, a volte, invece, trovi qualcosina che ti fa cambiare idea e che ti porta a pensare che, magari, avresti potuto cambiare qualche elemento. Abbiamo avuto questa occasione proprio con questo mastering, quindi abbiamo corretto alcune problematiche che sentivamo solo noi, ma adesso suona un pelino un po’ diverso, anche grazie al lavoro di Mark D’Agostino, un fonico milanese molto bravo che è stato molto paziente con noi. Nella versione ‘remastered’, però, c’è la bonus track presente su Youtube, quindi un brano di quell’album lo abbiamo ri-registrato con Gabri alla voce, remixato e rimasterizzato.

Gabriele Gozzi: Io non sono un cantante con un registro prog, nel senso che mi sono sempre sentito un po’ un outsider in questa band, però ho sempre pensato che questo potesse conferire qualcosa in più al sound generale. Ri-registrare, quindi, un pezzo come “The Endless Spiral” è stato sicuramente una super sfida, sia dal punto di vista melodico, ma anche dal punto di vista ritmico, perché comunque la mia voce andrebbe bene sul prossimo disco dei Backstreet Boys, quindi all’inizio non avevo idea di come affrontare la registrazione. Ci siamo presi il nostro tempo e, alla fine, posso dire di essere soddisfatto di quanto ho registrato. C’è voluto un sacco di tempo – e ringrazio qua i miei compari – perché, comunque, mi hanno seguito parecchio, abbiamo voluto fare i produttori di noi stessi.

Recentemente vi abbiamo visto condividere il palco con gli Ork, a Milano e a Bologna. Che cosa ricordate di queste due date? Quali sensazioni avete provato nel ritornare live con la band rinnovata?

Michele Panepinto: Come ben sapete, per vari motivi tra chi era sempre in giro, chi ha altri gruppi e chi, lavorativamente parlando, ha anche una scuola, tornare è stato fico, anche perché l’unico momento in cui io mi rilasso è quando suoniamo! Io, quindi, vorrei suonare sempre, stare di più con la band! Tornare è stato figo, siamo comunque tornati con queste date con gli O.R.K che, comunque, è stato bello, perché non si è trattato di un ritorno con una sola data e via. Adesso abbiamo in mente di supportare il nuovo disco e le nostre prossime uscite, poi vedremo… Adesso è in arrivo l’estate…

Quindi state lavorando già a qualcosina?

Michele Panepinto: Ci stiamo lavorando, sì! A me, comunque, piace suonare, dato che suono anche con Gli Atroci, però questo è il progetto che sento mio, gli altri sono progetti dove suono.

Ricollegandomi al filone live, sicuramente un’esperienza che vi è tanto cara è quella che vi ha visti in supporto ai Dream Theater che, per alcuni di voi – se non per tutti – sono una grossa fonte di ispirazione. Che cosa vi sentite di condividere a tal proposito?

Michele Panepinto: Io li avevo incontrati già il giorno prima, a Rock The Castle, dove li avevo visti dal vivo. Beh incontrare i Dream Theater non è roba che capita tutti i giorni, è stato figo, anche se devo dire di essermi sentito un pelino più emozionato quando ho visto la prima volta Portnoy, perché sono cresciuto con la sua musica. I Dream Theater sono stati un bel colpo, poi la data era soldout, noi eravamo carichi. Con Petrucci, poi, ci siamo divertiti a scambiare delle battutine perché siamo uguali, lui mi aveva detto: “Mi somigli” e io, in risposta, gli ho detto: “No, sei tu che assomigli a me”. Da lì è scaturita una gag con lui con un cappellino, ci è scappata la foto.

Francesco Lombardo: Ragazzi, è stata l’unica volta in cui Petrucci ha chiesto una foto!  (risate in sala, ndr)

Michele Panepinto: Sì, posso dire che è stato Petrucci a chiedermi una foto e non il contrario. Mi aveva pure detto che la mia barba era più bella della sua. Ci siamo divertiti, sono stati poi tutti gentilissimi, tranne Mangini.

Gabriele Gozzi: Mangini non ricordo di averlo visto! È stata una giornata indimenticabile, avevamo fretta, siamo riusciti ad arrivare lunghi, alla fine ci avevano tagliato un pezzo… insomma, c’è stata tutta una serie di problemi tecnici, già non avremmo comunque suonato tantissimo, ma alla fine siamo stati costretti ad accorciare ulteriormente. La cosa interessante che mi ricordo è che abbiamo suonato 17 minuti o una roba del genere e siamo riusciti ad accaparrarci tutto il pubblico! Questa cosa me la ricordo ed, in effetti, non me l’aspettavo, perché probabilmente è la cosa più fica che io ricordo di quella giornata. Il pubblico, immediatamente, era preso bene dalla prima nota, non me lo aspettavo…

Michele Di Lauro: Premesso che io non sono un fan dei Dream Theater, io sono una “puttanella” della band. Per me è stato proprio un sogno, quando avevo 13 anni, sognavo di aprire ad un concerto dei Dream Theater, volevo stare nel backstage con Petrucci. A parte gli scherzi, è bellissimo quando hai tantissime persone davanti che ti applaudono e battono le mani per un tuo brano, è una sensazione devastante ed il fatto di essere su un palco con i Dream Theater ti dà questa possibilità che, altrimenti, non hai. La questione di considerarli dei beniamini, sorpassati i 20 anni, la superi, però è stata un’esperienza “definente” nell’arco di una carriera musicale e di una vita personale.  

Francesco Lombardo: Come dicevano gli altri, è stata una data complicata: infatti, ricordo di essere salito sul palco in uno stato d’animo non perfetto, però effettivamente confermo ciò che ha detto Gabri. Il fatto di aver trovato un pubblico molto partecipativo tanto da non aspettartelo ha fatto dimenticare tutte queste problematiche. Di sicuro abbiamo avuto molte meno problematiche rispetto ai Dream Theater, dal momento in cui a metà set è andata via la luce, quindi non siamo stati gli unici ad aver avuto dei problemi tecnici. Per il resto ho solo un grande rimpianto: non esserci fatti il bagno nella piscina dietro al backstage.

Beh anche quella con i Sons Of Apollo fu importante. Ricordo persino una clip che vi mostrava in compagnia del buon Portnoy che si cimentava con l’italiano…

Francesco Lombardo: Tieni presente che, effettivamente, con i Dream Theater c’è stato un sistema di compartimenti un po’ stagni, perché il backstage era gigantesco e noi ci siamo visti soltanto alla fine con loro, abbiamo scambiato proprio quei due minuti di convenevoli e farci una foto. Per questo concerto a Mosca, ci siamo ritrovati Portnoy dietro il backstage costantemente, è stata veramente una bella emozione scambiarci due parole. È stato estremamente gentile, ci ha fatto anche un video dove ci ha fatto dei complimenti. È stata una bella esperienza, anche quella con i Dream, anche se c’è stato meno contatto. Sono stati tutti molto cordiali, bravi…

Michele Panepinto: Beh, Portnoy è il mio idolo, quindi vederselo lì e scambiarci, comunque, due parole è stato bello, è stato super gentilissimo.